Il 29 novembre, nel quadro delle iniziative preliminari alla definizione della propria posizione sulla nuova Politica Comune della Pesca, la Commissione Pesca del Parlamento europeo ha organizzato un seminario sui sistemi di gestione della pesca nel Mediterraneo .
La relazione introduttiva è stata affidata al Prof. Massimo Spagnolo, Direttore dell’IREPA Onlus, che ha illustrato le possibili innovazioni regolamentari utili al perseguimento di una pesca sostenibile. In questo contesto il relatore ha esaminato le possibili misure di gestione in funzione dei diversi segmenti di pesca: la piccola pesca costiera, la pesca del largo che incide su stock ittici non condivisi, la pesca del largo che incide su stock ittici condivisi. Nel primo caso sono stati portati all’attenzione dell’assemblea gli esempi di organizzazioni produttive che poggiano su diritti territoriali di pesca: le Cofradias in Spagna, le Prud’hommies in Francia, i Consorzi per la Gestione dei molluschi ed i Consorzi per la Pesca artigianale in Italia. Negli altri casi, a partire da una ampia analisi dell’evoluzione della gestione della pesca nel Mediterraneo, sono state discusse le implicazioni connesse con l’introduzione delle quote di cattura e di sforzo proposte dalla Commissione europea nella proposta di regolamento attualmente in discussione.
L’introduzione delle quote, questo il senso della proposta avanzata dal Prof. Spagnolo, può contribuire al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione delle diverse autorità di gestione, a patto che esse costituiscano elementi di specifici piani di gestione.
Quote di sforzo possono essere attribuite nell’ipotesi di pesca su stock multispecifici, mentre quote di cattura ed eventualmente di sforzo, nell’ipotesi di sfruttamento di stock monospecifici come è il caso della pesca del gambero nel Canale di Sicilia o delle piccole specie pelagiche in Adriatico.
I piani di gestione possono essere adottati dagli Stati nazionali se le risorse non sono condivise e dal Consiglio europeo nel caso in cui le risorse siano condivise da flotte che appartengono a Paesi aderenti all’Unione europea. Con l’ingresso della Croazia nell’UE, questo è il caso della pesca nell’Alto e Medio Adriatico in cui le flotte italiane, croate e slovene competono per lo sfruttamento delle stesse risorse.
Diverso il caso in cui Paesi aderenti e non aderenti all’Unione europea condividono gli stessi stock, come è il caso della pesca nel Canale di Sicilia in cui è la Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (GFCM) che ha il compito di predisporre strumenti gestione su scala e su stock appropriati.
Al termine della relazione numerose domande sono state poste dai parlamentari della Commissione Pesca.