La FAO, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, definisce l’alimentazione sostenibile come un’alimentazione a ridotto impatto ambientale che soddisfa le linee guida nutrizionali dal punto di visto economico, dell’accessibilità e dell’accettabilità culturale. La tematica della sostenibilità alimentare assume una importanza crescente. Tale tematica si presta ad essere applicata anche all’industria della pesca, che rappresenta una delle più antiche ed importanti d’Europa. Dal Mare del Nord al Mediterraneo, quest’industria cerca di trarre i massimi profitti dal mare. Nel contempo, tuttavia, occorre mantenere delle pratiche di pesca sostenibili.
Circa la metà del pescato, oggi, finisce sulle tavole dei consumatori. Il resto, viene distrutto o trasformato in mangime animale di bassa qualità. Eppure, è noto che il pesce contiene diverse sostanze benefiche per la salute come gli acidi grassi Omega-3. Diversi studi e ricerche hanno consentito di mettere a punto e sperimentare nuovi metodi di lavorazione dei rifiuti ittici per produrre materiali biologici utili. In generale, le principali metodologie di utilizzo degli scarti del pescato sono conformi all’attuale strategia per lo sviluppo sostenibile: ridurre, riutilizzare e riciclare.
In proposito la società di ricerca Futurae srl, in collaborazione con il Dipartimento di Biomedicina e Prevenzione della facoltà di Medicina di Tor Vergata , realizzerà per Irepa Onlus uno studio relativo proprio al “Recupero degli scarti di lavorazione del pescato; protocolli di qualità e sicurezza e analisi dei valori nutrizionali dei prodotti ottenuti”. Un lavoro che rappresenterà un prezioso contributo per l’economia del mare.